Indice
- Copertina e Premessa
- Pagg. 01-06
- Pagg. 07-08
- Pagg. 09-10
- Pagg. 11-12
- Pagg. 13-14
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- Chi era Mastru Predischedda
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seguito a una indicatissima pausa o battuta d’aspetto; fingendo astutamente di aver dimenticato ogni altro pensiero, fece comprendere agli amici, iniziato a meraviglia un tal inconcepibile lavoro gastronomico; già attenti quelli oramai e pendenti dal suo labbro, che non ci poteva essere in quell’istante — tranne il vino ch'era di rubrica — un argomento pin essenziale e pifi perentorio di quello. Infatti, scossasi di dosso più rudemente e meglio la neve e fattosi quindi attorno e più da vicino al padrone di casa che occorreva prontamente catechizzare in loro favore, gli rivolse sorridente la proposta come se ne avesse di già avuto per quel fine desiderato la risposta: — E ulibedda and’azzes?
Custa est cosa chi cherete forarmale manicada gai! — E quando l’interrogato — il quale a dirla tra noi gli voleva del bene — mostrò di acconsentire, riprese tosto allegro: — ...A cabaddu semus, pizzinnos!... Custa es sa borta — disse allargando le braccia per una meritata benedizione — chi nos iscuricata e nos arbeschete inoche... cantende… si bos piachete... a prammadorada!.. Ittestee?... No isco nudda no, sa me’!... —ripeté poscia torcendo le labbra con malizia, circonfuso tutto e conquistato dall’ idea perégrina, portando alla bocca, per servirsene da portavoce, una mano concava, come se volesse nascondere con studiata furberia ai possibili intrusi, senza lasciarsi cogliere comunque in fallo, un tal segreto.
Fatta sgombrare la cucina e lanciato ivi stesso uno sguardo di fuori perchè nessuno giungesse più nè comunque a disturbarli; comandati per prima cosa e tanto per principare due buoni litri di vino, volle che si cantasse con un accordo alla Gabriel, servendosi però del motivo chiesastico di ,,su perdonu deur meus“, i versi da lui scritti in onore di Efigea: ,,Sa bida la professo-cun una dimizzana...“. E fu a questo modo, aperte letteralmente le gole e non più chiuse, mentre già i bicchieri si vuotavano gli uni dietro gli altri, che ne venne presto la notte.
Questa, fra la neve ch’era già caduta, con poi quell'altro velario di nuovi e più verginali fiocchi scendenti a cortina; affacciandosi qualche volta e di tanto in tanto da un breve pertucolo la luna, contemplava, sulle ampie e sperdute campagne, l’algida bianchezza di quel paesaggio invernale. Fu allora che Frate Sole, non bastandogli più l’espansione del canto, e volendo passare ivi ed invece ad un’azione pill concitata ed allegra che completasse meglio il pensiero di tutti, tese, con smanie e fremiti, preso l’atteggiamento d’una ballerina che posasse sulla scena e prima di cominciare il ballo le mani sugli sboffi, le sue sulla tonaca ed il cordone che già svolazzavano in ridda fantastica... Ed aprì così cogli amici il tondo, cioè il ballo sardo che, non avendo come quegli altri moderni i soliti scotimenti di camicia, non era messo all’ indice e veniva