Indice
- Copertina e Premessa
- Pagg. 01-06
- Pagg. 07-08
- Pagg. 09-10
- Pagg. 11-12
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- Chi era Mastru Predischedda
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Vergilio aveva scritto mirabilia prima ancora di unirsi con Dante per quel suo viaggio all’inferno, s’interessò vivamente al discorso; sicché l’interlocutore, visto il suo volto immobile e così teso, poté esporre indisturbatamente la lezione, senza che l'altro gli reclinasse per nulla il capo dinanzi.
...Quel suo vino, dunque, l’aveva fatto sempre con quelle sue mani, senza intrugli o medicamenti di sorta come solevan far molti i quali, venuto il momento di svinare, si trovavano poi ad avere, in casa e con molta sorpresa, un buono e grillante fusto d’aceto...
Il vino, per chi voleva saperlo, era stata sempre una cosa delicatissima che doveva esser trattata con tutte le regole dell’ arte; badando non solo alla qualità delle botti e a togliere a queste e semprechè si verificava l’acidità, ma perfino al luogo dove venivan collocate. Ed era appunto per voler passar sopra a codeste piccole cose, che molti proprietari ci rimettevan spesso le fatiche e le spese.
Se lo azzeccavano qualche volta, ciò non dipendeva da altro che da una semplice combinazione. D’altronde, il segreto più grande — e lo ripeteva perchè lo sentissero bene — stava, secondo lui, nell’assidua e costante coltivazione delle viti; inquantoché se l’esposizione del terreno era come tutti sapevano il primo coefficente, l'altro era pur dato indubbiamente dalla potatura di cui parecchi non si occupavano on bel nulla o poco. Lui, invece, si comportava diversamente: sui due tralci forcelluti ch’erano al piede, e che tagliava irremissibilmente corto e senza alcuna compassione fino a toccar terra, non lasciava mai che due o tre occhi soltanto: quelli che dovevano vivere e vedere... Per cui, oltre il risultato certissimo, non solo si garantiva ogni anno la durata della vigna, la quale da più di cent’anni se l'eran tramandata da padre in figlio; ma lo stesso vino diventava un balsamo, tantochè ciascuno che lo beveva, diceva, senza voler fare comunque dei complimenti, di sentirselo scendere come uno spago incerato per la gola.
Quello che aveva messo in vendita era buono senza alcun dubbio; nessuno aveva mai avuto a ridir nulla; ma se gli avesse potuto far assaggiare un bicchierino di un’altra qualità ch’egli teneva in serbo, ma che aveva venduto intieramente a monsignor vescovo colla promessa di non darne via neanche una goccia, oh è certo che, vedendolo ed assaporandolo un tantino, ch’era addirittura del più bel colore e gusto, gli avrebbe non solo dato il suo parere per scriverne subito un’altra canzone, ma detto anche, con vera cognizione di causa, non appena messo sulle labbra, come con quel mezzo si sarebbe potuti andare in paradiso... Ed aveva soggiunto che, essendo il nominato d’un color giallo d’oro veramente speciale: